lunedì 18 giugno 2007

Per dormire e per mangiare...

Qui di seguito vi consigliamo alcuni ristoranti e hotel per allietare il vostro soggiorno pavese.

Per dormire:

Albergo Ariston: Via Scopoli 10 - Pavia Tel. 0382 34334
Hotel Rosengarten: P.le Policlinico 21/23 - Pavia Tel. 0382 526312
Hotel Excelsior: P.le Stazione 25 - Pavia Tel. 0382 28596
Hotel Aurora: Viale V. Emanuele 25 - Pavia Tel. 0382 23664/21248

Per mangiare:

Moderno: Viale V. Emanuele II 41 Pavia
Giannino: Strada Statale 35 Dei Giovi San Martino Siccomario
Plaza: Via Togliatti 39 San Martino Siccomario

Prodotti tipici


I prodotti tutelati e tipici della nostra provincia sono percorsi di storia che portano con se il racconto di competenze antiche, di attenzione alla genuinità e sopratutto di integrità produttiva alimentare in un momento in cui la tendenza mondiale sembra essere un'altra. Dai salami d'oca, tipici della Lomellina, ai salumi della Comunità Montana, ai cereali, il riso sopratutto, fino ai formaggi, la provincia di Pavia regala ai buongustai sapori antichi e ricette appetitose che fanno di questa terra uno splendido esempio di come godere dei piaceri della tavola in tutta la loro freschezza e originalità.
Il patrimonio gastronomico di questi luoghi rischia di andare perso, a fronte anche di un'industrializzazione dell'agricoltura che porta a fenomeni sempre più rigidi di standardizzazione e di uniformità

Saperi e Sapori...


Attraverso la cucina si trasmette sapere: competenze che vanno ben oltre il semplice impiego dei sensi, ma che coinvolgono l'uomo e la sua cultura, e con essa la sua origine e il suo ambiente.
Gustare i piatti, infatti, non significa solo apprezzare il loro carico di sapore, ma riconoscerne la tradizione e la provenienza.
Lomellina, Pavese, Oltrepò sono tutti luoghi di grande storia gastronomica; una storia che si intreccia con quella del territorio e della sua coltivazione, sancendo un importante legame tra prodotto e luogo come elemento di rassicurazione per il consumatore e un importante valore aggiunto per il produttore: perché il mercato globale ha confini molto più ristretti rispetto alla varietà e alla qualità assicurate dai prodotti locali.

La Certosa


La costruzione della Certosa di Pavia fu voluta da Gian Galeazzo Visconti, che inaugurò i lavori il 27 agosto 1936, ponendo la prima pietra del cantiere. La posizione era strategica: a metà strada tra Milano, capitale del ducato, e Pavia, la seconda città per importanza, dove il duca era cresciuto e dove aveva sede la corte, nello splendido castello visconteo.
La chiesa, destinata a divenire mausoleo dinastico dei Duchi di Milano, era stata pensata in dimensioni grandiose, con una struttura a tre Navate inusuale per l'Ordine Certosino e fu edificata per ultima.
La chiesa ha pianta a Croce latina divisa in tre navate con abside e transetto, coperta da volte a crociera su archi a sesto acuto, ispirata, seppure in scala ridotta, alle proporzioni del Duomo di Milano.
Le volte esapartite sono dipinte alternativamente con motivi geometrici e con un cielo stellato.
Singolari sono le terminazioni dei transetti e della cappella maggiore, costituiti da cappelle a pianta quadrata chiuse su tre lati da absidi semicircolari, secondo una soluzione trilobata di probabile ispirazione classica.

Le Torri


La caratteristica che le diversifica da quelle delle altre città d'Italia è la loro snellezza: con basamento e forma quadrata di soli sei metri si innalzano fino a 53 metri di altezza. Le fondamenta sono molto profonde e formate dalla stessa torre riempita da sassi calcinati assieme. Si narra che durante una festa al Castello data da Filippo Maria Visconti il Conte Del Maino promise di far edificare una torre capovolta se il figlio si fosse laureato; la torre in questione fu costruita nell'angolo della Casa del Maino, che è l'attuale Scuola Magistrale. Aveva un basamento di quattro metri e a una certa altezza si allargava formando balconi sovrapposti dai quali si poteva vedere la città da diverse altezze.

Le torri non servivano più a scopi bellici, ma erano solo segno di potenza e di ricchezza: quando nasceva il figlio maschio di una nuova generazione ne veniva elevata una, più alta era e più grande era in prestigio della famiglia. In Pavia che era chiamata la città delle Cento torri, perché secondo lo storico Spelta più di cento sovrastavano i campanili, ve ne sono ancora 72; la gran parte è stata "tagliata" dagli avversi partiti durante le lotte comunali tra guelfi e ghibellini: chi vinceva faceva saccheggiare le case dei rivali e tagliare le loro torri.

L'Università


Già a partire dall'anno 825 Pavia fu sede di un'importante scuola di retorica istituita dall'imperatore Lotario I. Per tutto il periodo medievale la scuola fu in fiorente attività; nel secolo XI Pavia divenne sede anche di un'attestata scuola giuridica. È però solo grazie all'imperatore Carlo IV, nel 1361, che a Pavia venne fondato uno Studium Generale, al quale Papa Bonifacio IX riconobbe i medesimi diritti delle Università di Bologna e di Parigi. Con diploma imperiale datato lo Studium Generale venne poi trasformato in Università.
Il prestigio dell'ateneo crebbe nel secolo XV, ma la sua attività conobbe una brusca interruzione in seguito ai gravissimi danni ricevuti dalla città per l'assedio subito nel 1525. Durante la dominazione spagnola l'attività scientifica e didattica dell'Univerità risentì della situazione stagnante.
La rinascita dell'ateneo avvenne nella seconda metà del secolo XVIII grazie ai sovrani austriaci Maria Teresa e Giuseppe II. Dalla fine della Seconda Guerra Mondiale l'Università di Pavia ha conosciuto un nuovo rilancio, dovuto in gran parte all'energia e all'iniziativa dell'allora rettore Plinio Fraccaro. Nel corso degli anni '60, alle Facoltà tradizionali si sono aggiunte quella di Economia e Commercio e di Ingegneria.

Il Castello


Il Castello di Pavia fu iniziato nel 1360 sotto la guida del grande ingegnere Bernardo da Venezia. Era quadrato, con quattro torri e con un largo fossato che veniva riempito d'acqua derivata dal naviglio: una costruzione enorme per una città che faceva allora circa 20.000 abitanti.

Le belle finestre sono ancora quelle dell'epoca, mentre la parte alta dei merli ghibellini è stata rifatta. Anche le torri e il corpo centrale sono stati coperti da un tetto per evitare le infiltrazioni d'acqua. La torre di sinistra è chiamata "della Biblioteca" perché in essa vi lavorò Francesco Petrarca, ordinando e commentando i preziosi libri scritti a mano. La torre di destra è detta "delle Reliquie" perché nella Cappella Ducale venivano conservate le reliquie dei Santi che molto spesso i Nobili in visita portavano ai Duchi.

Nel 1495 Ludovico il Moro, appena divenuto Duca, chiamò a decorare le sale del Castello Leonardo da Vinci e il Bramante: Leonardo fece dipingere i saloni in color azzurro cielo e vi fece applicare delle stelle in oro zecchino; Bramante fece porre ai lati del ponte levatoio alcuni guerrieri con scimitarre e dei paggetti che avevano la funzione di ricevere gli ospiti. Nel 1600 e 1700 i saloni furono sbiancati per disinfettarli dalle frequenti epidemie di peste e colera e attualmente sono sede dei Musei del Risorgimento e gallico romano.

Il Duomo


Piazza Grande è di origine viscontea poiché furono abbattute le case che esistevano in modo che feste e impiccagioni si svolgessero in città e non sempre nel Castello. Quello che però colpisce subito la vista è la cupola del Duomo che troneggia a 82 metri da terra: i bracci della croce che sovrastano sono ben 5 metri e 20 centimetri ma la costruzione è tanto armonica che non sembrano così larghi.La costruzione è rinascimentale e fu commissionata ai grandi ingegneri del tempo da Ludovico il Moro e da suo fratello il Cardinale Ascanio Sforza. La realizzazione del progetto è di Bramante: fu la prova generale per la futura costruzione di San Pietro in Roma che il Papa gli aveva chiesto.
La cupola (che sono in realtà due cupole di piombo sovrapposte, realizzate alla fine del secolo scorso, ma sempre sui disegni e progetti bramanteschi) poggia su otto colonne, ma in tutto il maestoso colonnato non si vede una sola chiave di ferro com'era normale in quei tempi, tanto furono esatti i suoi calcoli.
All'interno del Duomo dietro l'altare maggiore tra ornamenti dorati, vi è un tabernacolo contenente le spine della corona di spine di Cristo, che furono donate l'una da Filippo di Valois Re di Francia e un'altra biforcuta dall'Imperatore di Costantinopoli.
Il giorno dopo Pentecoste, il Sindaco della città, il Vescovo e il Parroco del Duomo ciascuno con la propria chiave aprono il tabernacolo e tra luci sfolgoranti le Spine vengono calate e si fa solenne processione. Nell'altare del braccio destro sono conservati i resti di San Siro, primo Vescovo di Pavia, vestito dei suoi paramenti.

Visitare Pavia...

Oltre a un completo Sistema Museale, Pavia offre ai suoi visitatori bellezze a cielo aperto.
Nella città puoi scoprire alcune meraviglie storiche tra le quali il maestoso Duomo in Piazza Grande; il Castello visconteo, sede di importanti mostre; le caratteristiche Torri che osservano Pavia dall'alto; l' Università, custode di menti facoltose.
Le bellezze non finiscono qui perchè si può proseguire l'itineriario uscendo da Pavia pochi chilometri...per arrivare alla Certosa, un angolo di cielo, uno spicchio di meraviglie rubato al paradiso e riprodotto nella pietra, negli affreschi, in ori, lacche e lapislazzuli.



Per informazioni sui vari itinerari è utile visitare www.echo.pv.it

Museo della Tecnica Elettrica


La realizzazione del Museo della Tecnica elettrica è finalizzata all'esposizione per la fruizione pubblica e la valorizzazione delle collezioni universitarie costituitesi presso il Dipartimento di Ingegneria Elettrica e di due importanti collezioni ottenute in comodato (la collezione ENEL, già nel Museo della Tecnica Elettrica di Roma e la collezione SIRTI, già nel Museo SIRTI delle Telecomunicazioni di Milano).

Il museo comprende anche una biblioteca storica, costituita con il fondo dell'AEI (Associazione Elettrotecnica Italiana).Il progetto consente quindi l'integrazione delle collezioni storiche dell'Università - che documentano in modo significativo le origini degli studi in materia di elettricità e di magnetismo - e le raccolte di più recente acquisizione, alle quali viene garantita un'adeguata sede espositiva.

Orto Botanico


Già in epoca antica esisteva un orto botanico per la coltivazione e lo studio di erbe medicinali per la preparazione di farmaci per conto dell'ospedale San Matteo. Il giardino si estende per circa tre ettari. All'Orto è annesso l'Istituto di Botanica dell'Università di Pavia.
Nel corso del '700 per studiare particolari innesti vengono creati appositi laboratori di ricerca e costruite le prime serre. In seguito, nei primi del '900, le serre sono state demolite e sostituite dal doppio scalone e dalla fontana tondeggiante, tutt'ora visibili.
Previa prenotazione, oggi è possibile visitare le serre delle piante utilitarie e delle orchidee, nella bella stagione, inoltre, a cura dell'Associazione 'Amici dell'Orto Botanico', è possibile partecipare ad interessanti manifestazioni.

Museo per la storia


Il Museo per la Storia raccoglie importanti collezioni di documenti riguardanti l'anatomia umana, le scienze mediche e chirurgiche e le scienze fisiche, ma non mancano materiali che illustrano la storia dell'università a partire dall'epoca della fondazione, risalente al 1361.
Per apprezzare la rilevanza del patrimonio custodito, va tenuto presente che, almeno fino al 1923, quella di Pavia è stata la principale struttura universitaria dell'area lombarda. Manoscritti e documenti a stampa di interesse giuridico e letterario, campioni naturalistici, strumenti scientifici e preparati medici costituiscono una testimonianza dell'attività scientifica e didattica di un numeroso gruppo di docenti che hanno dato contributi fondamentali nelle rispettive discipline.

venerdì 8 giugno 2007

Altri musei...

Oltre al Museo di storia naturale fanno parte dei Musei universitari anche:

-Museo per la storia

-Orto Botanico

-Museo della Tecnica Elettrica

lunedì 4 giugno 2007

Conoscere Pavia...

Weekend
Pavia e Provincia
Storia, Cultura, Natura


Una guida pratica e comoda di Andrea Carpi alla scoperta della provincia di Pavia, dei principali centri, dei luoghi più suggestivi da visitare, dei monumenti da vedere.
Di facile consultazione, mette il turista nella condizione ottimale di preparare e scegliere i propri itinerari con semplicità ed immediatezza.
Non manca anche un importante accenno alle tradizioni enogastronomiche del territorio, alle bellezze paesaggistiche, alle Terme.

Informazioni utili...

Indirizzo: Via Guffanti; Piazza Botta, 9 27100 Pavia
Telefono: 0382 986308
Fax: 0382 986290
e-mail: mailto:centro.museo@unipv.it
Responsabile: Dott. Clementina Rovati

Apertura al pubblico:
Lunedi 9.00 - 12.00
Mercoledì 14.00 - 17.00
Venerdi 9.00 - 12.00

Come arrivare...

Per semplificarvi la vita e dato che noi abbiamo avuto difficoltà nel trovare il museo...
vi consigliamo di consultare viamichelin per avere informazioni dettagliate sul percorso.

Sistema museale...

Il Sistema museale di Pavia si è costituito nel gennaio 2004 grazie a una convenzione siglata da Comune di Pavia, Università degli Studi di Pavia, Diocesi di Pavia e Soprintendenza Regionale per i Beni e le Attività Culturali della Lombardia, con il sostegno della Provincia di Pavia e della Regione Lombardia. La sua unità e l’idea di “sistema” affondano le radici nella storia della città, dal periodo visconteo alle riforme teresiane, che hanno influito su ciascuna delle realtà coinvolte.
L’obiettivo primario di PaviaMusei è quello di valorizzare e promuovere in modo sempre più efficace e in un’ottica di progettazione integrata la conoscenza delle collezioni dei Musei Civici di Pavia, dei Musei Universitari (Museo di Storia Naturale, Museo per la Storia dell’Università, Orto Botanico, Museo della Tecnica Elettrica), del Museo della Certosa di Pavia e del Museo della Diocesi.

Come sono avvenuti i restauri...


Lo scadente stato di conservazione delle collezioni ha imposto in primo luogo un deciso trattamento con liquido antiparassitario di tutti gli esemplari. Ripetuto due volte a distanza di un mese questo intervento sembra aver bloccato ogni forma di infestazione.

La seconda fase ha compreso la rimozione completa dello strato di polvere e delle macchie di grasso o vernice che nascondevano la colorazione del piumaggio o del pelo. Anche le parti cornee sono state accuratamente ripulite e lucidate. Gli esemplari sono stati poi rimossi dalla loro base originale e, dopo ripulitura e lucidatura delle basi, fissati sui supporti originali.

Si è quindi proceduto al restauro strutturale degli animali ricollocando le parti anatomiche staccatesi nel corso del tempo e riparando i piccoli danni. Molti Mammiferi ad esempio mancavano di occhi e presentavano rotture delle zampe o di porzioni di esse (falangi o intere dita), mentre gli uccelli avevano le penne rovinate, piegate o rotte, ali, zampe, collo o coda non ben fissate e fuori assetto, presenza di muffe sul corpo e sulle zampe.

Alcuni grossi esemplari presentavano gravi danni (dentatura dello squalo, falangi del coccodrillo, distacco delle pinne, strappi sulla pelle e perdita di grasso nel delfino) e hanno quindi richiesto interventi più importanti. Il restauro è stato di tipo conservativo e particolare attenzione è stata prestata alla morfologia originale della preparazione tassidermica in modo da mantenere inalterato l'atteggiamento preesistente.

Storia...

Nel XIX secolo il numero sempre crescente di reperti consentì la separazione delle collezioni che diedero così origine a tre Musei autonomi: Anatomia-Comparata (1875), Geologia e Paleontologia (1887) e Zoologia, come supporto alla didattica degli Istituti omonimi.
Sotto la Direzione di Pietro Pavesi (1876-1907) che fu anche Sindaco della città di Pavia, il Museo di Zoologia raggiunse il massimo splendore raccogliendo oltre 50.000 esemplari. Sono di questo periodo la famosa collezione di Issel di conchiglie terrestri e molti mammiferi tra cui un gorilla, un orango, due gibboni, lemuridi, un elefante africano e la splendida collezione di aracnidi del Pavesi stesso.

Con il trasferimento degli Istituti di Anatomia Comparata (1903) e di Zoologia (1935) anche i Musei annessi trovarono una nuova collocazione a Palazzo Botta. Tra il 1956 e il 1961, le raccolte dei tre Musei furono trasportate presso il Castello Visconteo allo scopo di renderle ostensibili al pubblico sulla base di una convenzione tra Università, Comune e Provincia che prevedeva l'allestimento di un Museo Civico di Storia Naturale.

Purtroppo le collezioni rimasero abbandonate a se stesse per oltre trent'anni, fino alla costituzione del Centro Interdipartimentale di Servizi "Musei Universitari" (1989) che, con la collaborazione del Comune e della Provincia di Pavia, ha avviato dal 1995 il restauro delle collezioni, permettendo, negli ultimi tre anni, la fruibilità di alcuni reperti in tre mostre: "Immagini dell'Ornitologia nell'800 a Pavia" nel 1996, "Pesci di ieri e di oggi" nel 1997 e "Artigli e zanne: grandi e piccoli predatori" nel 1998, organizzate in occasione della settimana della cultura scientifica e tecnologica promossa dal M.U.R.S.T.


Il recupero e la tutela delle collezioni museali nell'interesse di ricercatori e studenti, ma anche del pubblico in genere, mira alla conservazione di un inestimabile patrimonio storico-scienti-fico e al consolidamento della collaborazione tra Università e Enti pubblici nell'intento di consentire la fruibilità permanente dei reperti mediante l'allestimento di un Museo di Storia Naturale.

I vertebrati


Nella rassegna di pesci marini e d’acqua dolce, meritano particolare considerazione la collezione di pesci dipnoi acquisita da Pavesi e un raro esemplare di celacantide Latimeria chalumnae, donata al museo in anni più recenti.
La consistente collezione ornitologica comprende anche gli uccelli del Paradiso donati dal Marchese Giacomo Doria e ua splendida coppia di Condor delle Ande (Vultur gryphus) catturati in Cile dall’esploratore Gaetano Osculati nel 1835 .
Il vasto panorama di mammiferi spazia dalle forme più primitive (Monotremi) a quelle più evolute (Primati). Tra i carnivori è notevole una coppia di giovani leoni di Barberia (Panthera leo leo) acquistati a Parigi nel 1812 e preparati in sede dal celebre naturalista e embriologo Mauro Rusconi.
Completo è l’ordine dei proboscidei con un giovane elefante indiano (Elephas maximus), acquisito da mangili nel 1812, e un elefante africano (Loxodonta africana) pervenuto in collezione durante la direzione di pavesi.Il consistente numero di ruminanti comprende anche una magnifica giraffa procurata al museo da Balsamo Crivelli.

I vertebrati

Tra i preparati di epoca spallanzaniana che ancora si conservano, sono rilevanti un tursiope (Tursiops truncatus) acquisito da Spallanzani nel 1781 durante il viaggio a Marsiglia; un coccodrillo del Nilo (Crocodylus niloticus), donato dal conte Giacomo Sannazari nel 1782.
Un ippopotamo (Hippopotamus amphibius) giunto da Mantova nel 1783 e oggetto di una lunga contesa conclusasi con l’invio a Mantova di una serie di duplicati di minerali in cambio.


La collezione del medico olandese van Hoey, ricca di pesci e rettili, ma comprensiva anche di un giovane orang-utang, arrivata nel 1786; uno squalo (Isurus oxyrhynchus) proveniente dallo stretto di Messina, acquistato dall’abate Gaetano Grano nel 1790.

Tra le cospicue raccolte pervenute in museo dall’inizio del XIX secolo ci sono rappresentanti di tutti gli ordini delle varie classi, conservati sia a secco, sia in liquido. I rettili dalla mole possente comprendono anche un pitone, una anaconda e un alligatore.

Collezioni...


Le collezioni naturalizzate, completamente restaurate, sono state recentemente allestite in un deposito reso idoneo alla loro conservazione e fruibile in occasioni particolari anche dal pubblico. Si tratta di circa 10.000 esemplari disposti secondo il numero progressivo d’inventario per facilitarne la consultazione. Per molti di essi, attraverso le documentazioni archivistiche, è possibile la ricostruzione del percorso storico.

Museo di storia naturale


Il Museo Pavese di Scienze Naturali fu fondato nel 1771 da Lazzaro Spallanzani, abate e naturalista che per trent'anni (1769-1799) profuse il suo talento di docente e ricercatore presso l'Università di Pavia.
Le prime raccolte, inviate da Vienna a Pavia per espressa volontà dell'Imperatrice Maria Teresa d'Austria, trovarono una provvisoria sistemazione presso il Collegio Ghislieri (1771).
Per il veloce accrescersi delle collezioni acquisite o raccolte dallo stesso Spallanzani durante i suoi viaggi, il Museo, che contava già una sezione di Zoologia e una di Mineralogia, fu trasferito nel 1775 in alcune sale del Palazzo dell'Università dove i reperti vennero ordinati secondo la classificazione linneana.
Nel 1780 il museo contava oltre 20.000 esemplari giunti a Pavia da ogni dove e destinati ad aumentare per l'incessante ricerca di materiale a scopo didattico.

Del periodo spallanzaniano si conservano tra gli altri: la collezione di vermi viscerali acquistata nel 1781 dal pastore Giovanni Goeze di Quedlimburgo; esemplari di rettili, anfibi e pesci della collezione Van Hoey del 1784; un enorme coccodrillo del Nilo regalato dal conte Giacomo Sannazzari nel 1782; un delfino del 1790 proveniente dai mari siciliani; un ippopotamo giunto da Mantova nel 1783; un urangutan del 1786.

"Oh quanto mi ha dato nel genio le novella da lei recatami dell'ourang-outan ch'Ella ha acquistato per Pavia! Nella nomenclatura delle simie, e nella storia di esse io voglio impegnare dalla cattedra sei in sette lezioni, ma non poteva su questo importante argomento fare ostensioni a miei scolari, per mancanza di esemplari, non avendo io che qualche piccola simmia delle più vulgari. Il rarissimo animale da Lei provveduto verrà molto al proposito, quando in avvenire dovrò parlare delle stesse materie, per essere l'orang-outang quell'anello che lega insieme gli animali con l'uomo. Questo sol pezzo vale per mille, e ai suoi lumi, al suo zelo pel Museo di Pavia si deve tutta l'obbligazione".
Così Spallanzani ringraziava Sperges per il prezioso dono.

Benvenuti!

Quello che state vedendo è il progetto realizzato da tre studentesse del corso di laurea Cim. Lo scopo del progetto è quello di creare una comunità virtuale attraverso uno degli strumenti del web 2.0, argomento trattato nelle lezioni di Comunicazione digitale e multimediale B. A tal fine abbiamo scelto un blog per far conoscere agli studenti universitari e non, il Sistema museale della città di Pavia.